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Fede e preghiera - sermone - XVIII Dom. della Trinità

 

Ascolta il sermone

Luca 18:1-8

(Genesi 32:22-30; Salmo 121; 2 Timoteo 3:14-4:5)



GRAZIA A VOI E PACE DA DIO NOSTRO PADRE E DAL SIGNORE GESÙ CRISTO.

Gesù Cristo, il Figlio dell’uomo, chiede ai suoi discepoli: “Quando il Figlio dell'uomo verrà, troverà la fede sulla terra?

Non intendeva soltanto la terra di Israele. Quando Cristo tornerà nell’ultimo giorno, troverà la fede in Italia? 

Di quale fede parla, e perché fa loro questa domanda? Non erano sulla santa terra di Israele, dove erano vissuti i patriarchi Abraamo, Isacco e Giacobbe, e dove erano successi tantissimi miracoli per le mani dei profeti dell’Antico Testamento? Almeno tre volte all’anno la gente andava a Gerusalemme in pellegrinaggio, in ubbidienza ai comandamenti divini, ed erano molto religiosi. Quindi, era gente di fede. Allora perché chiede se troverà la fede sulla terra al suo ritorno? Non ha senso! Non siamo noi oggi in Italia, dove abbondano le chiese, e la Bibbia è disponibile, e la gente va in chiesa spesso, addirittura più volte al giorno e in posti diversi? Quindi, questa è gente di fede, giusto?


Il tema della pericope è la preghiera. Gesù associa la preghiera alla fede, e dice che “bisogna continuamente pregare senza stancarsi.” Noi oggi viviamo in una terra dove la gente prega in continuazione. Di recente si è celebrata la Festa del Rosario, giusto? Altri hanno una devozione tutta loro, che non riconosce Gesù come Dio, ma anche loro pregano forse tutti i giorni. Sarà di questo tipo di preghiera che Gesù sta parlando, quando dice che “bisogna continuamente pregare senza stancarsi”? Guardiamo il testo del vangelo di oggi. Nel v. 7, Gesù dice “Non vendicherà Dio i suoi eletti che gridano a lui giorno e notte?” Vedete, i suoi eletti gridano a lui, a Dio. Pregano lui, il vero Dio.


Ma è anche possibile avere un dio sbagliato, pregare un dio falso. Perché la preghiera è l’espressione ultima della nostra fede, e colui (o colei) che preghiamo è il nostro dio – o la nostra dea.


Cosa vuol dire avere un dio? Vuol dire confidare con tutto il cuore in qualcosa o qualcuno che ci aiuti nei momenti di bisogno e ci dia ogni bene. Questo vuol dire avere un dio. Ti fidi del tuo conto in banca? In Proverbi 11:28 leggiamo che “Chi confida nelle sue ricchezze cadrà.” Ti aspetti da qualcuno, vivo o morto che sia, che ti aiuti nei momenti di bisogno e ti dia ogni bene – i santi della chiesa trionfante, per esempio, che ormai riposano in Cristo nel paradiso? Allora quel qualcuno, vivo o morto che sia, santo o meno che sia, è un tuo dio, e pregare lui o lei è la tua espressione ultima di fede nel tuo dio – o nella tua dea. Ti affidi con tutto il cuore al fatto di essere intelligente, alla tua conoscenza, alla tua saggezza e scienza? Allora la tua saggezza e la tua scienza sono il tuo dio. Per mancanza di fede nel vero Dio, smettiamo di pregarlo – per magari iniziare a pregare altri e ad aspettare da altri o da altre cose ciò che solo Dio può dare – dedichiamo la nostra fede, la nostra preghiera a ciò che non è il vero Dio – e questo va contro il primo e più importante di tutti i comandamenti del Signor Dio: “Non avere altri dèi.”


Cristo invece nel nostro testo di oggi non intende una fede qualunque, una preghiera qualsiasi. Da parte sua ci insegna la fede, la preghiera all’unico vero Dio, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Indica Suo Padre, e dice nel vangelo di oggi “Non vendicherà Dio i suoi eletti che gridano a lui giorno e notte?” Gridano a lui, al vero Dio, e a lui soltanto. Perché è l’unico che può salvare. E non soltanto ti può salvare, ma ti vuole salvare – ti ha già liberato definitivamente dal terrore della morte e della separazione da Dio attraverso la morte e resurrezione di Gesù Cristo, suo Figlio, l’agnello pasquale sacrificato per te sulla croce del Calvario 2000 anni fa. E ti vuole con Sé, per sempre liberato dalla schiavitù del peccato e di satana, per tutta l’eternità, in Cristo Gesù.


E lo si sapeva già fin dall’Antico Testamento, come leggiamo nel Salmo di oggi nr 121, nel v.2 “Il mio aiuto viene dall'Eterno, che ha fatto i cieli e la terra” e nel v. 7 “L'Eterno”, cioè Dio, l’unico vero Dio, “L'Eterno ti custodirà da ogni male; egli custodirà la tua vita.” E anche nel Salmo 50:7,15 “Ascolta, o popolo mio, e io parlerò; ascolta, o Israele, e io testimonierò contro di te. Io sono DIO, il tuo DIO… Invocami nel giorno dell'avversità, io ti libererò e tu mi glorificherai”. Invocare chi? “Invoca me!”, dice il Signor Dio, “IO ti libererò, e tu glorificherai me” attraverso la preghiera.


Quante preziose promesse di salvezza e liberazione eterne! Ma noi l’onore della preghiera lo dedichiamo ad altri, riponiamo la nostra fiducia nelle cose create, o semplicemente ci stanchiamo di pregare – perché ci manca la fede, la fede nel vero Dio, nostro Signore Gesù Cristo.


Fede e preghiera, loro vanno assieme. Sono due espressioni dello stesso culto, della stessa devozione, della stessa adorazione.


Ma forse dirai, “Io però credo solo in Dio, nel vero Dio triuno”. E perché allora non ti attieni alle parole del Signore Gesù, di pregare Lui senza stancarsi? Noi, me compreso, non perseveriamo nella preghiera, non rimaniamo in preghiera senza stancarci, perché in fondo non crediamo veramente o sufficientemente che Dio ci possa, o ci voglia, ascoltare. Questo è un sintomo della nostra mancanza di fede, della nostra profonda incredulità. Non abbiamo sentito domenica scorsa come Gesù aveva guarito i 10 lebbrosi? Ma quando sentiamo Gesù che ci dichiara, come abbiamo potuto sentire qui un paio di settimane fa, (Luca 17:6) “se aveste tanta fede quanto un granel di senape, potreste dire a questo gelso: ‘Sradicati e trapiantati in mare’, ed esso vi ubbidirebbe”, non ne restiamo comunque increduli? Sì, purtroppo, perché in fondo non crediamo neanche noi veramente che Dio ci possa ascoltare o realizzare ciò che dice. Per la nostra vergogna, pensiamo a Dio come se fosse simile al giudice iniquo di questo racconto di oggi, che non vuole ascoltare la vedova.


Quel giudice purtroppo non ha a cuore il bene dei suoi concittadini, e si regola in base al proprio beneficio. Che ci avrebbe guadagnato con quella vedova? Non avendo più un marito che la proteggesse, né magari i soldi per offrire una tangente al giudice, e senza poter contare su dei parenti influenti che si battessero per lei o la potessero riscattare dalla vedovanza, la vedova era un esempio perfetto nella parabola per rappresentare qualcuno di indifeso. Ecco perché nella controversia con il suo avversario la vedova non sa a chi altro rivolgersi: la sua speranza si limita al giudice della città, perciò non molla ma persiste finché non riceve da lui ciò di cui ha bisogno – perché non c’erano alternative per lei. Quel giudice, iniquo, per potersi finalmente liberare della vedova che gli stava sempre addosso, decide di farle giustizia, di finalmente difenderla dal suo avversario.


Ma il vero Dio non è così. Lui ci ascolta volentieri. E’ il primo a chiederci di pregarlo, e di non riconoscere ad alcun altro l’onore divino della preghiera. Leggiamo nel Vangelo di oggi a partire dal v. 7: “Non vendicherà Dio i suoi eletti che gridano a lui giorno e notte? Tarderà egli forse a intervenire a loro favore? Sì, io vi dico che li vendicherà prontamente.” Come ci rivela il testo di oggi, nostro Signore Gesù Cristo ci tiene a vendicarci, e a difenderci “prontamente”.


Noi siamo come la vedova, sotto il costante attacco del nostro avversario, che è Satana. E nell’avversità, il salmista ci insegna oggi che v.2 “Il mio aiuto viene dall'Eterno, che ha fatto i cieli e la terra”, v. 5 “L'Eterno è colui che ti protegge” e v. 7 “L'Eterno ti custodirà da ogni male; egli custodirà la tua vita.” E lo fa principalmente attraverso il potere della Sua Parola, le Sacre Scritture della Bibbia. Nell’avversità, nostro Dio ci vuole confermare nella vera fede, nella fede in Lui, espressa in costante preghiera rivolta a Lui. ¿Non abbiamo sentito oggi San Paolo che ci insegna (2 Tim 3:15) “che sin da bambino hai conosciuto le sacre Scritture, le quali ti possono rendere savio a salvezza, per mezzo della fede che è in Cristo Gesù”? E quale fede? La fede che è in Cristo Gesù. Quale preghiera allora? La preghiera rivolta a Cristo Gesù, e a Suo Padre, santo e buon giudice, di cui nostro Signore Gesù Cristo dice “Non vendicherà Dio i suoi eletti che gridano a lui giorno e notte? Tarderà egli forse a intervenire a loro favore? 8 Sì, io vi dico che li vendicherà prontamente. Ma quando il Figlio dell'uomo verrà, troverà la fede sulla terra?

Rispondiamogli di sì, cari fratelli e sorelle.

Sì, Signore Gesù, crediamo in Te, in Te soltanto, Tu che vivi e regni con il Padre e lo Spirito Santo, un solo Dio, il vero Dio. Solo a Te vogliamo rivolgere le nostre preghiere. Solo in Te confidiamo con tutto il cuore e solo da Te ci aspettiamo l’aiuto nei momenti di bisogno e ogni bene. Ti ringraziamo per il perdono di tutti i nostri peccati, di tutta la nostra incredulità e fiacchezza nella preghiera, e restiamo saldi nell’attesa dell’Ultimo Giorno, in cui ci darai la vita eterna a motivo soltanto dei Tuoi stessi meriti, che ci hai regalati sulla croce del Calvario.

Io alzo gli occhi ai monti:
da dove mi verrà l'aiuto? *
Il mio aiuto viene dall'Eterno,
che ha fatto i cieli e la terra.


Che Il Signore ci preservi nella vera fede, e ci mantenga saldi in costante preghiera rivolta a Lui.

Nel nome di Gesù Cristo.

Amen.



Luiz R. Lange - 16/Ott/2022

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